sabato 31 ottobre 2009

Il metodo reddituale

La trattazione del metodo reddituale si sviluppa attraverso:

1. la definizione della relazione che lega il valore dell'azienda al reddito atteso;
2. la determinazione del reddito;
3. la determinazione del tasso di capitalizzazione.


1. la relazione che normalmente lega il valore dell'azienda al reddito atteso é una funzione di capitalizzazione della serie dei redditi futuri attesi attualizzati. Essa si esprime come:

W = R / i

La formula di attualizzazione ha forma differente in funzione dell'intervallo temporale che si considera nell'analisi e del tasso di crescita dei redditi R: se l'orizzonte temporale è infinito si usa la funzione del valore attuale di una rendita perpetua; se l'orizzonte temporale è limitato si usa la funzione del valore attuale della rendita annua posticipata di durata pari ad "n" anni. Se si suppone un tasso di crescita infinita dei redditi R si utilizza la funzione di capitalizzazione perpetua (Gordon Model).


2. Nella determinazione dei flussi di reddito attesi si tenga presente che:
  • il reddito deve essere "normale", non deve cioè configurare componenti eccezionali la cui ripetizione non sia accertabile. Una possibile determinazione dei redditi è calcolare separatamente i redditi attesi dalla gestione corrente e considerare separatamente i redditi, di più incerta previsione, formatasi in gestioni accessorie;
  • il reddito deve essere stabile. Proprio perché attraverso questo criterio di valutazione si correla il valore dell'azienda all'attesa di redditi futuri, una azienda avente attività discontinua non permetterebbe di raggiungere risultati di valutazione soddisfacenti;
  • il reddito deve inoltre essere al netto delle imposte, degli oneri finanziari e della rimunerazione dell'attività svolta dall'imprenditore se agisce all'interno dell'azienda;
  • il reddito dovrà essere nominale o reale, coerentemente al tasso di capitalizzazione utilizzato al netto (reale) o al lordo (nominale) dell'inflazione. Se si sceglie per un reddito reale si dovrà adeguare le quote d'ammortamento ai valori di mercato ed utilizzare il metodo LIFO nella valutazione delle rimanenze.

3. Il tasso di capitalizzazione riflette la rimunerazione attesa per investimenti non soggetti a rischio, più una percentuale per il rischio connesso a quella specifica attività produttiva.

La quantificazione del rischio rimane uno fra gli elementi più complessi nell'intera valutazione. Fra i possibili criteri per la sua determinazione i più diffusi sono il criterio del tasso opportunità e il criterio del costo dei capitali. Secondo il tasso opportunità, il premio per il rischio dovrà essere pari ai rendimenti offerti da altre aziende operanti nello stesso settore e sufficientemente omogenee all'azienda valutata. Il criterio del costo dei capitali calcola invece il tasso di capitalizzazione come quel tasso che riflette il costo medio dei capitali impiegati dall'azienda.


In conclusione, i metodi reddituali considerano l'azienda come una unità di creazione di reddito e quindi il valore aziendale si definisce in base alla redditività futura attesa dai soci.

Il criterio reddituale risponde pienamente alla richiesta dell'investitore interessato a conoscere il rendimento economico del proprio investimento. Esso permette inoltre una corretta valutazione di tutte quelle imprese che a fronte di buone capacità di crescita reddituale abbiano elementi patrimoniali non elevati.

Se è evidente la superiorità teorica del criterio reddituale rispetto a quello patrimoniale è da rilevare come il reddito atteso futuro possa essere determinato solo soggettivamente. L’adozione di tale metodo in sede di perizia richiede quindi evidente cautela.

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