lunedì 27 aprile 2009

Un nuovo business plan per l'azienda in crisi

Tagliare i costi e licenziare personale non possono essere le sole risposte dell'azienda di fronte alla crisi. Questa é l'occasione per ripensare all'impresa in una nuova prospettiva, in modo da superare la crisi e cogliere al meglio le opportunità della prossima fase di recupero. Ecco qualche idea tratta da un caso concreto.

La mia prima visita alla “SOS azienda in crisi” di Lecco é difficile da dimenticare: imprenditore sfiduciato, diciamo disperato, due mesi di stipendi non pagati (più il successivo in arrivo), telefonate dei fornitori pressochè incessanti, un arretrato inps ed erario imponente. Lasciamo stare la situazione banche, inutile descriverla. Parlare d'azienda in crisi é riduttivo. Oggi l'azienda c'é e funziona, ha più dipendenti di prima, nessuno si é fatto (troppo) male. Un po di merito é nostro, un po dell'imprenditore, il più é stata fortuna. Vediamo alcune cose che sono state fatte e che hanno funzionato, in ordine sparso e senza pretendere che funzionino sempre.

Abbiamo smesso di cercare soluzioni di risanamento aziendale più o meno ingegnose ed interrotto contatti e negoziazioni varie con potenziali o ipotetici partner italiani e stranieri, tutte ipotesi che non avevano prospettive concrete. Il risanamento aziendale non si fa con colpi di genio, o più semplicemente, noi non ne siamo capaci.

Abbiamo smesso di negoziare con le banche. Se non hanno voglia di collaborare, pazienza. Abbiamo portato gli incassi su una nuova banca e ci siamo ben guardati dal pagare interessi o rientrare di un solo euro sulle banche esisistenti. Quando hanno capito che perdevano tutto, la strada si é fatta in discesa.

Abbiamo convinto l'imprenditore che é inutile preoccuparsi di cose che non può controllare. Meglio dedicare tempo e risorse a fare un piano di strategia d'azienda per il futuro.

Abbiamo quindi concordato con l'imprenditore un piano di azioni finanziarie ed industriali a breve termine ed uno a medio termine e le abbiamo codificate in un business plan.

Le prime azioni del business plan sono basate sul recupero del cash flow, sulla difesa della capacità “core” dell'azienda (quelle cose che sa fare meglio degli altri e che sono il motivo per cui quell'azienda ha una ragion d'essere), su di un piano di dismissione di attività vendibili per fare cassa. Parallelamente abbiamo adottato quegli strumenti giuridici atti a mettere in sicurezza l'opera in corso e l'imprenditore.

Le seconde azioni del business plan sono basate su come vogliamo posizionare l'azienda per la prossima fase di sviluppo, impegnadoci a focalizzare tempo e risorse su pochi aspetti prioritari. L'attenzione alle persone diventa un aspetto fondamentale: non si devono perdere competenze critiche ma anzi occorre introdurre dall'esterno competenze e professionalità che probabilmente mancano.

Nella preparazione del business e financial plan, la chiave é stata scegliere gli interventi a breve e a medio termine simulando in anticipo quali risultati avrebbe portato all'azienda ciascuna alternativa, attraverso un modello finanziario creato ad hoc che simula la gestione operativa e finanziaria di quell'azienda. Abbiamo così scartato alcune opzioni che sembravano interessanti ma avrebbero generato poca cassa o ridotto i costi in modo poco significativo ed abbiamo potuto dare la preferenza ad altre soluzioni che avrebbero generato risultati migliori. Più che allestire un business e financial plan impeccabile, da business school, abbiamo quindi simulato molteplici scenari ed ipotesi, aggiornando il modello in continuo, man mano che il piano di risanamento aziendale veniva realizzato.

Alla fine abbiamo trovato un investitore interessato a quello che si stava facendo, che non ci ha impiegato molto a capire che il peggio era alle spalle e l'azienda era ben strutturata per ripartire. Con qualche “vitamina” finanziaria in più la cosa ha funzionato.

Un'ultima considerazione: sia che siate imprenditori od i loro consulenti, non aspettatevi però riconoscenza per aver attuato un risanamento aziendale. Il mestiere di “company doctor” non é “in”.

Vi serve un aiuto per preparare un Business Plan di successo? Scriveteci alla mail: info@eqst.it!

mercoledì 15 aprile 2009

Non solo Revpar: gli indici di performance nell'industria alberghiera

Oggi anche gli alberghi più piccoli tendono ad adottare degli strumenti di financial control per confrontarsi con i propri concorrenti ed ottimizzare la gestione dell'attività alberghiera. Prima di introdurre complessi sistemi informatici di controllo di gestione, può essere utile iniziare ad utilizzare pochi indicatori ben mirati. E' però indispensabile conoscere il lessico internazionale ed i principali indici di performance. Ecco una semplice base da cui cominciare.

Tutti conosciamo le strutturali carenze del sistema alberghiero italiano: troppi alberghi, specialmente nella fascia di livello più basso, strutture ormai troppo vecchie e troppo piccole, costi di gestione elevati e bassi margini, forte stagionalità, difficoltà per i gestori a recuperare gli investimenti immobiliari e di ammodernamento pur necessari. Il tutto all'interno di un sistema turistico italiano ... con ampi margini di miglioramento.

Per competere ogni albergo deve quindi investire nel suo futuro. Possiamo effettuare investimenti mirati ed efficaci per lo sviluppo del proprio albergo se disponiamo di qualche strumento di controllo di gestione che ci aiuti a misurare la situazione competitiva e l'efficienza della gestione.

Vediamo inizialmente gli indici di occupancy, room revenue e performance rispetto ai competitors. Vedremo in seguito gli indicatori di efficienza e redditività della gestione alberghiera ed il controllo dei costi in un sistema di controllo di gestione.


OCCUPANCY: Un primo set di strumenti di controllo della gestione alberghiera semplici ed efficaci fa riferimento all'analisi dell'occupancy.

Definizioni:


Annual Rooms Available

Totale Camere della struttura alberghiera

Annual Rooms Occupied

Numero camere occupate nel periodo in esame

Rooms Occupancy Rate

% di Camere occupate rispetto al totale camere disponibili

Multiple Occupancy Factor

Numero medio di ospiti per camera

Annual Sleepers

Numero totale delle presenze su base annua

GUR Gross Utilisation Rate

Rapporto tra il numero di presenze ed il numero di letti disponibili

MPI = Market Penetration Index

Indice di penetrazione di mercato rispetto ai concorrenti

Ad esempio, su base annua di 365 giorni, un albergo di 161 camere con 276 posti letto ha 58.765 camere disponibili e 58765 letti disponibili. Se vende 30975 camere con 41129 ospiti, ha un occupancy rate delle camere del 52,71% con un multiple occupancy factor di 1,33. L'indice più interessante non è però il solo occupancy delle camere, ma il GUR, che risulta del 40,83%. Il GUR ci mostra l'occupancy a livello di letti disponibili.

L'occupancy basato sul GUR, cioé sulle presenze, può essere confrontato col settore di riferimento (gli alberghi della stessa categoria nella stessa area geografica) sulla base di dati facilmente recuperabili, ottenendo così un dato di market share. Può essere inoltre confrontato con l'analogo periodo del medesimo albergo negli anni precedenti, facendo ovviamente attenzione a confrontare periodi omogenei (ad es. il primo wek end di marzo col primo week end di marzo, non conta il giorno di calendario, piuttosto che una particolare festività od il medesimo evento fieristico, ecc.).


ROOM REVENUE: Un secondo livello di analisi della gestione alberghiera riguarda i ricavi da pernottamenti.

Definizioni:


Rack Rate

Prezzo di listino ufficiale per camera per 1 giorno

Average Net Room Rate

Prezzo medio effettivo per camera per 1 giorno

Rooms Yield per day

Ricavo medio effettivo per camera, calcolato sul totale delle camere

PAR = Per Available Room

Ricavi e costi rapportati al numero di camere disponibili

RevPAR

Ricavo per camera disponibile

Il totale dei ricavi da pernottamento diviso il numero di camere vendute ci fornisce l'average room rate, il totale ricavi diviso il numero di camere disponibili ci fornisce il RevPar, il dato più ricorrente nei confronti alberghieri. Più interessante é l'analisi disaggregata per tipologia di canale di vendita, tenendo conto dei costi canale, e l'analisi per tipologia di clientela. Incrociando Revpar e GUR per canale sul calendario di tutto l'anno otteniamo dati preziosi riguardo l'opportunità di vendere pernottamenti su canali che fanno molta occupancy con bookings in largo anticipo ma a basso prezzo piuttosto che lavorare su canali propri con prezzi e margini più alti e però il rischio di avere una occupancy più bassa.

PERFORMANCE: indici di confronto con i competitors

Il confronto della gestione alberghiera coi competitors si può effettuare ricorrendo ai seguenti indicatori.

Definizioni:


ARI = Average Rate Index

Indice di tariffa media rispetto ai concorrenti

RGI = Revenue Penetration Index

Indice che confronta i ricavi vs concorrenti

L'analisi dell'ARI é utile per capire il posizionamento di prezzo delle diverse strutture alberghiere, specialmente in Italia, ove la classificazione a stelle é svolta con una approssimazione a tutti ben nota. Infine, incrociando i confronti tra strutture basati sugli indici di occupancy con i confronti tra strutture basati invece sui prezzi “room revenue” otteniamo un'indicazione di come evolve la capacità competitiva dell'albergo nel proprio mercato di riferimento.

IN CONCLUSIONE

Abbiamo visto gli indicatori di Occupancy, Room Revenue e Performance più utilizzati nel controllo di gestione di un albergo. L'utilizzo di questi semplici indicatori é già un buon aiuto nel capre quali politiche di booking e di pricing applicare a calendario.


Gestisci un albergo? Vuoi rilanciare l'attività? C'é un prodotto apposito per gli alberghi che vogliono capire come migliore il proprio business (leggi qui).

mercoledì 8 aprile 2009

Su che tipo di azienda si può effettuare un LBO?

L'LBO é un sistema simpatico per unire la voglia di imprenditorialità con un po di finanza. Al contrario di quanto si potrebbe credere, il rischio non é elevato e, se l'azienda “target” é di dimensioni appena medie, c'é sempre un fondo di Private Equity pronto a fornirvi il pacchetto finanziario che serve all'acquisizione. Basta non infilarsi nel settore e nell'azienda sbagliata e non esagerare col debito finanziario. Se avete identificato un'azienda sulla quate pensate di effettuare un LBO, ecco una check list preliminare che vi dice se é una buona idea o no. Se il punteggio é alto, che aspettate?

Come verifico se é un settore adatto per effettuare un LBO?
Bassa ciclicità del business: LBO richiede un Business stabile, un settore maturo, poco sensibile agli alti e bassi dei cicli economici. Un settore adatto all'LBO riesce a mantenere stabili i volumi di produzione anche nell'attuale fase di recessione.
Barriere all'entrata di concorrenti: E' adatto all'LBO un settore con barriere all'entrata, come quando vi sono barriere legislative, di mercato, tecnologiche, ecc. che limitano l'ingresso o la crescita di nuovi competitors.
Quota di mercato: L'azienda target ideale su cui effettuare l'LBO ha generalmente una quota di mercato importante nel suo micro-settore ed i suoi prodotti hanno prezzi nella fascia medio - alta del mercato rispetto ai diretti concorrenti.
Portafoglio prodotti e clienti: L'azienda target ideale ha più prodotti ed un parco clienti ben differenziato, non dipende da un unico prodotto o da un cliente principale. Se al contrario é molto vincolata ad un cliente, deve essere protetta in altro modo, ad esempio se ha una situazione (contrattuale, tecnologica, normativa) che di fatto le garantisce la stabilità del rapporto commerciale, in quanto non é facilmente sostituibile.
Rischio tecnologico di prodotto: Nelle aziende oggetto di LBO il prodotto é a contenuto tecnologico stabile, in una tecnologia che l'azienda conosce bene. E' cioé basso il rischio di una rivoluzione tecnologica (tipo quella digitale) che metta la produzione fuori mercato.
Rischio moda e gusto dell'acquirente: Allo stesso modo nelle aziende oggetto di LBO il prodotto é poco influenzato dalle mode e dal design. Il prodotto é costantemente aggiornato, ma non viene stravolto dal fattore fashion.
In conclusione sono molto adatti ad effettuare un LBO i settori stabili e maturi, magari poco emozionanti, concreti, con tanto contenuto e poca fashion.

La struttura finanziaria dell'azienda target é adatta ad un LBO?
Necessità di investimenti in macchinari, software, cespiti: E' ottimale la situazione nella quale l'azienda target non ha nessun bisogno di effettuare nuovi investimenti nel breve termine e gli investimenti sono comunque rimandabili nel tempo senza particolari problemi.
Attuale livello di indebitamento: L'attuale debito finanziario oneroso é basso ed é limitato alla forma tecnica dell'anticipo su una bassa quota del portafoglio, l'azienda terget dell'LBO non ha alcun debito finanziario strutturale.
In conclusione, LBO viene finanziato con il leverage, é ovviamente meglio partre con un'azienda target poco indebitata.

La redditività dell'azienda target é adatta ad un LBO?
Struttura dei costi: La struttura é sufficientemente elastica per far fronte ad eventuale picchi di crescita della domanda e quindi della produzione ed allo stesso tempo sono bassi i costi fissi, così da non aver problemi nei momenti in cui si produce di meno.
Redditività sul fatturato: Margini di redditività della gestione caratteristica (Ebita/ricavi) stabili e prevedibili, anche se non necessariamente alti.
La redditività quindi non é necessario sia particolarmente elevata, deve però essere stabile nel tempo.

Le future necessità finanziarie dell'azienda target sono adatte ad un LBO?
Settore a bassa intensità di capitale: L'azienda target dell'LBO non ha bisogno di rilevanti cespiti, macchinari ed attrezzature, la redditività aziendale rispetto agli asset (ROA) é elevata.
Rimanenze di magazzino: sono limitate e strettamente legate al ciclo di produzione, l'aumento di attività non costringe ad allargare il magazzino, l'ammontare delle rimanenze iscritto a bilancio é reale e presumibilmente sottostimato rispetto al valore di mercato.
Capitale circolante: Nell'azienda ideale per un LBO le basse rimanenze e velocità di incasso dei crediti fanno sì che per ogni 1000 euro di maggior ricavi ne deriva un limitato incremento di capitale circolante. La crescita del volume d'affari non richiederà quindi un rilevante aumento delle linee bancarie.
Asset vendibili: In caso di tensioni finanziarie magari ora non prevedibili, l'azienda ha comunque qualche attività (cespiti, attività marginali, ecc.) che potrà vendere per fare cassa.
Pensiamo se l'azienda avrà necessità di aumentare l'esposizione debitoria per far fronte ad investimenti in capitale fisso e/o in capitale circolante.

In base a quali elementi “di qualità” l'azienda target é adatta ad un LBO?
Ruolo del fondatore: L'imprenditore che ha fondato l'azienda ed é stato l'arteficie del successo é già uscito da tempo dall'azienda target che é adesso guidata da managers. Meno bene se si pensa di effettuare un LBO su di una azienda ove tutto ruota attorno ad una persona, che magari sta proprio lasciando l'attività.
Qualità del management: Meglio effettuare un LBO con gente esperta che conosce a fondo l'azienda, il mercato ed i concorrenti. Se in azienda vi sono specifiche carenze, meglio se avete già identificato nuovi managers che verranno introdotti in azienda.
Sistemi di controllo di gestione: Meglio se nell'azienda target dell'LBO il financial control c'é già e funziona. Anche se piccolo, il reparto contabile é affidabile ed i dati che fornisce sono tempestivi ed utili a capire velocemente cosa funziona e cosa va migliorato.
Gli aspetti industriali e finanziari sono la base del test sull'LBO: a fare la differenza sono però sempre e solo le persone!

mercoledì 1 aprile 2009

QUALI SONO LE ASPETTATIVE DI UN INVESTITORE DI PRIVATE EQUITY IN UNA OPERAZIONE DI DEVELOPMENT CAPITAL?

In Italia il Private Equity preferisce investire in Buy-Out (LBO/MBO) rispetto al Development Capital. Questo perchè il Buy-out di un'azienda con business stabile e profittevole ha un rischio di tipo finanziario, che il Private Equity sa ponderare perfettamente, ed ha limitati rischi di tipo industriale, che invece il Private Equity sa generalmente valutare un pò meno bene. Al contrario il Development Capital richiede più capacità di vision su settori economici e competitività aziendale che competenze finanziarie in senso stretto. Visto però che oggi il leverage (cioé il finanziamento bancario) scarseggia e trovare aziende target in regola per un LBO non é cosa facile, ci aspettiamo un incremento di interesse del Private Equity per il Development Capital, specialmente sulle aziende che potranno beneficiare più di altre della ripresa economica, quando questa arriverà.

Per quanto riguarda quindi l'ingresso di un Private Equity nel capitale di un'azienda al fine di farla crescere per poi ricollocarla al termine di un ciclo di sviluppo (il Development Capital), il Private Equity ha poche ma chiare idee, che é bene conoscere se volete proporre un investimento. Per definire il grado di attrattività di un'azienda e di un'operazione sul capitale per un fondo di Private Equity, è quindi utile tener presenti le tipiche aspettative di questo investitore, qui riepilogate.

  • Per prima cosa il Private Equity vuole avere una way-out: acquisire la minoranza di un'azienda é generalmente una pessima idea. Per questo sin dall’inizio il Private Equity vuole il concordare con l’imprenditore l’obbligo della quotazione in borsa entro un certo periodo prefissato, piuttosto che la vendita della maggioranza ad un gruppo industriale, piuttosto che qualche altra via d'uscita. Se siete un imprenditore, pensate subito cosa proporre in funzione di quello che volete fare dopo il periodo di affiancamento da parte del fondo di Private Equity.

  • Il Private Equity nel Development Capital vuole investire in settori dinamici, la cui crescita nei prossimi 5 anni sia prevista superiore all’andamento economico generale dell’economia Italiana. Argomento inconfutabile, visto che non avrebbe senso scegliere di investire in settori che si pensa saranno particolarmente depressi. Questo vuol dire che occorre disporre di studi di mercato di fonte autorevole che illustrino e spieghino perché mai é lecito attendersi che il settore in cui opera l'azienda target abbia un trend di crescita più forte della media dell'economia.

  • Il Private Equity vuole investire nel capitale di in un’unica azienda per ciascun settore prescelto, un'unica azienda cioé sulla quale concentrare i suoi investimenti per quel settore, non investe su due concorrenti. Magari non sceglie l'azienda pìù grande del settore, ma una di quelle più dinamiche e con le maggiori capacità di competere e magari attrarre successive aggregazioni. Preparatevi quindi a spiegare al Private Equity perchè l'azienda che proponete é da preferirsi rispetto ai suoi concorrenti: sarà un’azienda che cresce di più, ha margini più alti, ha un migliore know-how tecnologico, ha un imprenditore e un team di manager esperti e capaci, ha qualcosa di specifico che rappresenta un'eccellenza rispetto ai competitors. Preparatevi delle schede di confronto con i concorrenti, come quando scegliete un'auto.

  • Il Private Equity vuole investire in situazioni in cui la valorizzazione dell’azienda sia adeguata rispetto la situazione attuale ma in qualche modo a sconto rispetto alle sue potenzialità. Il fondo di Private Equity sa bene che l’”affare” lo si fa in acquisto e non in vendita, in quanto il prezzo di vendita lo stabiliranno le condizioni di mercato e non più il fondo. Nel caso in cui a cedere parte del capitale sia lo stesso imprenditore, questi accetta una valutazione inferiore al massimo potenziale ottenibile in caso di cessione della totalità per iniziare un progetto che lo premia col maggior valore dell’azienda nel futuro. Aspettatevi un 2009 nel quale il mercato lo fanno i compratori: ma se l'azienda é valida, oggi ha un valore in più per la sua “rarità”.

  • Il Private Equity nel Development Capital non vuole solo investire nel capitale di un'azienda, vuole investire in un progetto: i capitali dell’investitore di Private Equity non devono semplicemente ripagare debito bancari ma devono permettere di realizzare qualche investimento particolare (commerciale, tecnologico, ecc.) che permetterà all’azienda di competere e crescere ancora di più di quanto non crescerebbe senza tale apporto di capitale di tipo straordinario, accelerando il processo di sviluppo. Pensate quindi all'operazione come ad un progetto industriale, pensate a quali azioni potreste permettervi di intrapprendere con un po di vitamine finanziarie in più.

  • Non pensate che i fondi di Private Equity siano tutti uguali: quando si vende poco importa chi é l'acquirente. Quando si sceglie un socio finanziario invece importa, molto. I fondi di Private Equity non sono tutti uguali: la cultura di base che li muove è la stessa, le persone che vi lavorano anche, ma ci sono differenze tecniche e culturali da non trascurare. Trovarsi in azienda il partner finanziario giusto dà una formidabile leva allo sviluppo, sbagliare é un tedio senza fine.

Per finire, un lettore ci ha sottoposto la domanda nel titolo, abbiamo pensato di rispondere con questa nota. E' una checklist molto sintetica, segnalateci cosa abbiamo dimenticato. Thanks.