Lo stato patrimoniale illustra come sono ripartiti gli impieghi di capitale e quali sono le fonti di capitale ad una certa data. Non ci spiega però come siamo arrivati a tale situazione né cosa dobbiamo attenderci dopo quella data.
Il confronto tra lo stato patrimoniale all’inizio ed alla fine di un dato periodo ci permette invece un’analisi dinamica dei flussi finanziari. Tale analisi è il prospetto del cash flow.
Il confronto tra il bilancio di due esercizi può essere effettuato in modo semplice come segue:
Anno 1 Anno 2 Differenza
Immobilizzazioni nette 100 120 +20
Capitale circolante Netto 30 32 +2
CAPITALE INVESTITO NETTO 130 152 +22
Patrimonio Netto 50 60 +10
Indebitamento Finanziario Netto 80 92 +12
CAPITALE INVESTITO NETTO 130 152 +22
L’incremento delle voci dell’attivo sono maggiori impieghi di capitale; l’incremento di voci dl passivo sono maggiori fonti di capitale.
In questo caso vediamo come durante l’anno 1998 l’azienda ha aumentato i propri investimenti in immobilizzazioni ed ha finanziato questo maggior impiego di capitale attingendo in eguale modo a maggior patrimonio netto e maggior indebitamento.
Uno schema così semplificato non ci illustra però i movimenti infrannuali (l’azienda potrebbe aver venduto immobili per 60 e averne comprati per 80, il saldo sarebbe ancora di +20) né ci illustra se la gestione ha generato cassa o l’ha assorbita.
Per questo vi sono diversi schemi di cash flow. Tutti si basano su una suddivisione di base: separare i flussi di cassa generati dalla gestione economica dell’azienda durante l’anno (derivanti cioè da costi e ricavi), le necessità correlate allo sviluppo (come i nuovi investimenti) ed i flussi derivanti da operazioni puramente finanziarie (come ottenere un nuovo finanziamento o un aumento di capitale).
Il punto di partenza è infatti verificare se la gestione ha creato cassa: in tutti i modelli partiamo quindi dal cash flow operativo visto nel conto economico, che misura la cassa creata nell’esercizio. A tale cash flow si aggiunge spesso l’ammontare di altri accantonamenti che sono stati spesati come costo contabile ma non hanno comportato alcun esborso di cassa nell’esercizio.
Presentazione di uno schema di cash flow semplificato e discussione sul suo utilizzo
Uno schema semplificato ma comunque comprendente i principali elementi di analisi è così composto:
SCHEMA CASH FLOW FONTI IMPIEGHI
+ Utile netto Dal conto economico
+ Ammortamenti Dal conto economico
= CASH FLOW OPERATIVO Somma
- Necessità per incremento del capitale circolante Aumento in stato patrim.
- Necessità per investimenti in immobilizzazioni Dalle note al bilancio
= CASH FLOW NETTO / TOTALE IMPIEGHI Somma
+ Incremento del Patrimonio Netto (escluso utile) Dallo Stato Patrim.
+/- Incremento dell’Indebitamento Finanziario Netto Dallo Stato Patrim.
= TOTALE FONTI ESTERNE Somma
Possiamo vedere:
nella prima parte la generazione di cassa della gestione
nella seconda parte l’assorbimento di cassa correlato all’operatività dell’azienda, sia per le necessità di capitale circolante che per effettuare nuovi investimenti
nella terza parte le fonti puramente finanziarie sia di capitale di rischio che di indebitamento
Dallo schema del cash flow possiamo capire:
quanto la generazione di cassa interna sia adeguata piuttosto che non sufficiente a coprire le necessità di finanziamento del circolante e di nuovi investimenti
quanto l’azienda investe in nuovi immobilizzi
quali scelte di finanziamento sono state prese durante l’anno, se ricorrere ad aumenti di capitale e/o a nuovi finanziamenti.
Da uno schema più dettagliato possiamo inoltre capire la dinamica di tutti i principali flussi finanziari dell’azienda e delineare dei trend di sviluppo che potrebbero continuare nel futuro.
I concetti di cash flow operativo e di free cash flow: cosa sono e cosa significano.
Un’espressione molto diffusa specialmente nelle analisi di titoli quotati è free cash flow.
Free cash flow = cash flow disponibile
Il free cash flow è quanto rimane dell’autofinanziamento dopo aver fatto fronte alle necessità finanziarie del capitale circolante e agli investimenti per il normale rinnovo ed adeguamento delle immobilizzazioni. Tale cash flow rimanente è disponibile per decisioni di politica finanziaria dell’impresa: ripagare debiti piuttosto che distribuire dividendi.
Il cash flow di partenza per calcolare il free cash flow è diverso da quello che abbiamo utilizzato sino adesso e non tiene conto delle partite finanziarie e straordinarie. E’ quindi un cash flow della gestione caratteristica dell’azienda, depurato solamente dall’effetto fiscale.
La capacità di creare negli anni flussi di free cash flow dà una misura del valore finanziario di un’azienda.
In sintesi:
FREE CASH FLOW
+ CASH FLOW DELLA GESTIONE CARATTERISTICA
- Necessità per incremento del capitale circolante
- Necessità per investimenti in immobilizzazioni
= FREE CASH FLOW
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